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Douglas Trumbull

DOUGLAS

TRUMBULL

di The Dreaming Man (Redazione)

Douglas Trumbull è stato senza dubbio uno dei più grandi maestri degli effetti speciali nella storia del cinema che ha arricchito la nostra immaginazione e le nostre esperienze cinematografiche. Il suo lavoro ha contribuito a creare alcuni dei momenti più iconici della storia del cinema e ha influenzato molte generazioni di artisti degli effetti speciali


Attenzione! I seguenti termini tecnici utilizzati nell’articolo possono essere trovati nella sezione DIZIONARIO:
bluescreen, CGI, prospettiva forzata, rear projection,



    Douglas Trumbull nasce a Los Angeles nel 1942 e cresce in una famiglia che si occupa già di cinema ed effetti speciali. È infatti un figlio d’arte, il padre è Donald Trumbull, ingegnere meccanico e specialista degli effetti de Il mago di OZ (The Wizard of Oz, di Victor Fleming, Usa 1939), film straordinario e tinteggiato che aveva reso lo stesso Donald uno degli artisti più conosciuti e apprezzati nella cinematografia degli anni ’30.

La carriera di Douglas inizia illustrando astronavi spaziali e macchine volanti per un piccolo studio, la Graphic Films di Los Angeles. In quel periodo lo studio si occupava di realizzare animazioni e filmati istituzionali per la NASA. Uno di questi, To the moon and beyond di Cod Pederson (artista degli effetti e animatore) che fu realizzato in occasione del lancio delle missioni Apollo, venne presentato alla fiera di New York del 1963: il New York World’s Fair.


Douglas Trumbull - un frame di To the moon and Beyond
Douglas Trumbull - il poster di To the moon and Beyond

A SINISTRA IL POSTER DI TO THE MOON AND BEYOND /// A DESTRA UN FRAME DEL FILM

    Il film fu proiettato sulla cupola di un planetario, parecchio grande, adibito al trasporto dei visitatori che ne amplificò le immagini e per certi versi anche gli effetti. Stanley Kubrick, impressionato dal volo delle astronavi presenti nel filmato, decise di contattare Pederson e la Graphic Films per coinvolgerli nella produzione di 2001: Odissea nello spazio. Trumbull si ritrova così, e per caso, a lavorare per il film di Kubrick. 

    Quando la produzione si spostò però in Inghilterra, il contratto con la Graphic Films venne cancellato e Douglas, che si era occupato della pre-visualizzazione della pellicola, decise di chiamare il regista per chiedergli se poteva continuare a lavorare per il suo film e fu così assunto da Kubrick.

    Per 2001: Odissea nello spazio, oltre ad occuparsi della pre-visualizzazione, realizzò tutte le animazioni che si scorgono sugli schermi dello shuttle lunare Aries e della Discovery. La tecnica utilizzata fu quella di fotografare schemi e grafici provenienti da pubblicazioni tecniche e poi di animarli con l’animazione classica. I filmati venivano poi proiettati sui monitor tramite la rear-projection (la proiezione avveniva dietro i vetri dei finti monitor). Gli effetti di 2001: Odissea nello spazio furono numerosi e realizzati oltre che da Trumbull anche da altri ex-artisti della Graphic Films che avevano deciso di continuare a lavorare per Kubrick. Douglas veniva sempre stimolato dal regista che gli lasciava carta bianca su tutto. 

    Douglas aveva circa 23 anni quando iniziò a lavorare per il film e Kubrick ne aveva intuito il grosso talento. L’artista sembrava poter realizzare qualsiasi desiderio cinematografico di Kubrick perché se questi desiderava serviva qualcosa, si rivolgeva a Douglas chiedendo cosa gli sarebbe servito e il ragazzo gli replicava elencandogli una lunga lista della spesa. Così accadeva spesso che usciva insieme all’autista di Kubrick, in giro per Londra, per comprare tutto quello che gli serviva per accontentare il regista.

Douglas Trumbul - lo shuttle Aries per 2002: Odissea nello spazio

LO SHUTTLE ARIES

    Verosimilmente, questa sua libertà creativa lo spronò a trovare delle nuove soluzioni visive, soprattutto per la scena dello Stargate realizzato con una sua trovata, poi passata alla storia come “Slit Scan”. 

    Bisognava escogitare un effetto mai visto, qualcosa che facesse pensare a un vero e proprio tunnel spaziale. Douglas pensò allora di realizzare un effetto astratto, la cui forma composta da sola luce avrebbe raggiunto facilmente quel risultato sul grande schermo. 

    La tecnica si basa per la verità su un concetto abbastanza elementare dell’uso dell’otturatore. In fotografia, l’otturatore gestisce la quantità di luce che entra dall’obiettivo. In pratica si apre e si chiude regolando l’ingresso della luce che proviene dall’esterno. Se l’otturatore rimane aperto più a lungo, sulla pellicola fotografica arriverà più luce, al contrario se rimarrà aperto per meno tempo entrerà ovviamente meno luce. 

    Va da sé, ad esempio, che in giornate luminosissime l’apertura dell’otturatore dovrà essere quanto più breve possibile altrimenti si rischia di “bruciare” la pellicola; cioè le zone di luce della nostra fotografia – se esposte per molto tempo – diventeranno così intense che alla fine non si riusciranno più a vedere i dettagli della foto perché questa si riempirà di bianco. Al contrario, nelle situazioni con poca luce, più l’otturatore rimane aperto (cioè l’esposizione è più lunga) e più luce entra aiutando così la luminosità complessiva dell’immagina.

    C’è però un problema: se l’otturatore rimane a lungo aperto e ci si sposta con la macchina fotografica, il prodotto finale sarà una fotografia “mossa”. Ogni colore o dettaglio sarà sbiadito e renderà la fotografia inutilizzabile.

    Questa problematica è stata però trasformata da Douglas in un punto a suo favore, perché ha impostato l’otturatore affinché rimanesse esposto il più lungo possibile e poi ha spostato la cinepresa in avanti (causando quindi una volontaria sfocatura) riprendendo dei pannelli colorati in movimento visibili da dietro una fessura appositamente creata da Douglas. Il risultato finale è stato quello che si vede nel film con una esplosione di colori che partendo dal centro si allargano verso l’esterno realizzando in questo modo una delle scene più conosciute nella storia del cinema e consegnando, agli artisti degli effetti, una delle tecniche più originali degli anni ’60.

Douglas Trumbull e il suo slit-scan
Douglas Trumbull e il corridoio di luce (Stargate) di 2001: Odissea nello spazio

A SINISTRA IL FUNZIONAMENTO DELLO SLIT-SCAN /// A DESTRA LO STARGATE COME VISTO NELLA PELLICOLA

    Una volta terminate le riprese per Kubrick, Trumbull accetta di filmare alcune scene ad una convention sugli UFO in California per poi utilizzarle per gli effetti del film intitolato Saturation 70: An Ecological Horror Fantasy che non vide però mai la luce. Il protagonista della pellicola era l’allora figlio di 5 anni di Brian Jones dei Rolling Stones e avrebbe dovuto trattare tematiche relative agli UFO e ai viaggi nel tempo.

    Ritornato ad Hollywood, realizza insieme a James Shourt diversi shot per gli effetti della pellicola Andromeda (Andromda Strain, di Robert Wise, Usa 1971). Una delle più riuscite è l’animazione del microorganismo caduto sulla Terra, insieme ad un satellite spaziale, che si vede muoversi all’interno di un microscopio elettronico. Sia Wise che Michael Crichton rimasero colpiti dal buon lavoro di Douglas.
    Quello che aveva fatto per Andromeda e per 2001: Odissea nello spazio lo portano ad esordire alla regia di 2002: la seconda odissea (Silent Running, Usa 1972) dove si occuperà anche dello sviluppo degli effetti speciali. 

    La pellicola ottiene un discreto risultato nonostante fosse realizzata con un decimo della somma spesa per il film di Kubrick. Da quel momento in poi Douglas inizia a lavorare su diversi progetti proprio come regista. Uno degli attori che aveva lavorato per 2002: la seconda odissea, ne aveva elogiato le doti registiche e lo aveva paragonato, per “visionarietà”, ad un altro grande del cinema: Alfred Hitchcok. Purtroppo questo periodo non è dei migliori per Trumbull perché tutti i progetti che stava preparando si arenano miseramente e così ritorna agli effetti speciali lavorando per i bluescreen di L’inferno di cristallo (The Towering Inferno, di John Guillermin, Usa 1974), una delle tante pellicole catastrofiche del periodo. Per questo lavoro non verrà però accreditato.


Il microbo alieno realizzato da Trumbull per il film Andromeda

L’EFFETTO PER  IL FILM ANDROMEDA

    Il 1977 è l’anno di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo (Close encounters of third kind, di Steven Spielberg) dove realizza tutti gli effetti degli oggetti volanti non identificati e della sequenza finale (quella della nave madre), portando la loro qualità ad un livello senz’altro superiore. Per realizzare il film di Spielberg, Trumbull rifiuta l’incarico offerto da Lucas che gli aveva proposto di salire a bordo di Star Wars

    Nello stesso anno anche la Paramount chiede a Trumbull di realizzare Star Trek (Star Trek: The motion pictures, di Robert Wise), ma Douglas rifiuta per lo stesso motivo dato a Lucas e anche per concentrarsi su un suo nuovo sistema di ripresa: lo Showscan

    Gli effetti di Star Trek vengono allora affidati alla Robert Abel e Associati che purtroppo non riuscirà a mantenere gli impegni presi e non ultimerà gli effetti ottici del film. La Paramount si rivolge così nuovamente a Trumbull che libero dagli impegni di Incontri ravvicinati del terzo tipo (siamo nel 1979) decide di venire in soccorso della produzione. Per fare in modo che i lavori fossero però consegnati per tempo, tenendo così fede alla scaletta programmata agli inizi, Trumbull e i suoi lavorano agli effetti per circa 6 mesi, 24 ore al giorno, dormendo negli studi in modo da riuscire a gestire al meglio il tempo a loro disposizione. Trumbull dichiarerà, in una recente intervista, che dopo aver concluso il lavoro fu ricoverato in ospedale per aver sviluppato un ulcera e alcuni problemi derivati dalla mancanza di riposo. 

    Gli effetti di Star Trek furono girati in 70mm per evitare il deperimento della qualità in fase di post-produzione (in questi anni, gli effetti ottici vengono realizzati copiando il filmato originale su un’altra pellicola dove vengono contemporaneamente “impressionati” – cioè sovraesposti – con i modellini e/o altri oggetti. Il passaggio di copiatura poteva causare la perdita di qualità e così si preferiva realizzare le riprese originali con una definizione quanta più alta possibile in modo da ammortizzare le eventuali perdite di dettaglio).


Un frame tratto da Incontri ravvicinati del terzo tipo

L’ICONICO FRAME TRATTO DA INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO

    Nel 1981, Trumbull dirige gli effetti di un altro caposaldo della produzione fantascientifica: Blade Runner (di Riddely Scott, Usa) occupandosi della Los Angeles distopica e di altri effetti legati alla pellicola. L’artista però, come da accordi già presi, abbandonerà la direzione degli effetti (gli succederà David Tryer) per dirigere il suo successivo lavoro: Brainstorm. Il film racconta la storia di uno scienziato che inventa una macchina in grado di registrare le emozioni e le esperienze degli essere umani. 

    La pellicola doveva dargli la possibilità di utilizzare finalmente il suo nuovo sistema, lo Showscan. Si trattava di una cinepresa in grado di lavorare in 70mm a 60 frame al secondo. Questa apparecchiatura avrebbe donato alla pellicola una migliore qualità per via della grandezza del frame (70 mm contro i canonici 35 mm) e una maggiore quantità di dettaglio, proprio grazie alle riprese in alta velocità (60 frame contro i 24 cinematografici). 

    Purtroppo, molti gestori delle sale cinematografiche del tempo non furono entusiasti al pensiero di adattare i propri sistemi di proiezione al nuovo tipo di film e così si decise di produrlo nella maniera classica.

    Un grave lutto colpì tra l’altro la produzione che ne rallentò il completamento. La morte improvvisa, e per certi versi non chiarita e misteriosa, dell’attrice Natalie Wood (una protagonista della pellicola) creò un contenzioso senza fine tra la MGM e Trumbull. Lo studio voleva chiudere il film proprio per l’improvvisa morte dell’attrice mentre Trumbull voleva finirlo per le stesse ragioni. Douglas possedeva tutte le riprese, anche quelle già girate della Wood, e voleva a tutti i costi finire il film per dare anche un giusto riconoscimento alla memoria all’attrice. 

    Dopo un tira e molla estenuante tra Trumbull, le varie società di assicurazioni e la MGM, il film fu completato e rilasciato due anni dopo. 

    Tuttavia, a causa di questi fatti, il film non venne reclamizzato abbastanza ottenendo così solo alcuni apprezzamenti dalla critica mentre al box office fu stroncato senza possibilità di appello; Trumbull, nel frattempo, fu dichiarato persona non gradita alla MGM proprio per tutto quello che era successo…



Il poster del film Brainstorm

   Deluso dal sistema hollywoodiano, si ritirerà dal mondo del cinema occupandosi solo di sviluppare nuove tecnologie per i film-maker e per la nuova industria dei parchi a tema lavorando sin da subito per il Back To The Future Ride al parco dei divertimenti della Universal Studios dedicato al film di Ritorno al Futuro

        Nel 2010 lo Showscan viene utilizzato per la prima volta da James Cameron per il suo Avatar.

    Douglas Trumbull è stato premiato con l‘Oscar al merito tecnico-scientifico nel 1993 e con il Gordon Sawyer Award nel 2012.

        L’ultimo film a cui ha lavorato è stato L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot (The Man Who Killed Hitler and Then the Bigfoot, di Robert D. Krzykowski, Usa 2018).

        Douglas Trumbull si è spento all’età di 79 anni dopo una lunga malattia il 7 febbraio del 2022.


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